Fotografi e fotografe popolano la nostra dimensione passando attraverso il loro speciale occhio, informazioni che diventano immagine. Attimi di immagini. Immagine vera o concetto vero, attraverso l’inusuale, esplicito o meno. Fotografia, dunque, passione. Una passione trasversale nella vita di chiunque, la incrociamo, ci attraversa, ci riguarda. Che lo vogliamo o meno, ci circonda e ci parla. A volte può essere inaspettata e provocatoria, come la fotografia di Diego Diaz Marin, raccontare di mondi plastici che ci appartengono, come fa Maria Svarbova.
Chi ne viene toccato, sfiorato dal suo particolare tocco profondo ed estetico, non può fare a meno di seguirne il richiamo, mollando tutto e lasciando che nuovi linguaggi siano. Copiose storie, idee, scatti. I social non fanno altro che intensificare e individuare con maggiore spicco tutti coloro che bazzicano, creativamente, questo mondo, della fotografia. Coloro che elaborano linguaggi, modalità, messaggi, iconografie nuove, che ci narrano dei nostri tempi. Persone che ci intessono questa trama attorno col loro obiettivo, per consentirci di vedere il mondo attraverso i loro occhi, e comunicarci importanti riflessioni sull’essere, sul dove e chi siamo, e perché. Con assoluta, delicata empatia, e pregnanza espressiva.
La fotografa emergente Emanuela Bava. Il processo creativo
Sollevando questa delicata cortina fatta di occhi e sguardi sulla realtà, oggi ho intervistato una persona molto speciale, che tesse questa trama di immagini attorno a noi, con un personalissimo occhio che si sta ritagliando uno spazio nel mondo. Emanuela Bava.
Tante domande e curiosità per questa fotografa emergente, nuovo talento italiano. Emanuela, genovese, classe 1982. Ha portato a termine gli studi presso l’Accademia Liguistica di Belle Arti, con indirizzo in Scultura, ma coltiva un’assoluta passione e dedizione per la fotografia. Attività cui si dedica totalmente, nella città natia. La sua arte una dimensione precisa, spiccata, pulita, essenziale, un concetto che torna e ritorna nei suoi lavori, tonalità, composizioni. La sua pacata, stimolante creatività, la sua inventiva colta e ironica, che crea un brillante dialogo laddove il nostro occhio si posa. Colta spesso tra il reale e l’ irreale, linguaggi espressi e parlati, o evidenti e silenziosi.
Ci racconta della sua vita, una cosa molto particolare : ” nata da pochi mesi, a casa, nel sonno, entrai in coma. Mio padre e i suoi colleghi mi salvarono la vita. Posso dire di essere nata un paio di volte: una volta da mia madre, una volta da mio padre “.
Nata due volte, dunque. Forse a suffragio dell’arte? Eccola qui, per voi.
- Da quanto tempo ti occupi di fotografia?
In modo continuativo da circa 8 anni.
- Descriviti in tre aggettivi.
Essenziale, istintiva , empatica.
Gli strumenti di lavoro e gli oggetti quotidiani
- Quali sono gli strumenti che prediligi per creare?
L’inizio del processo creativo è del tutto analogico, di puro pensiero, una volta conquistata un’immagine nella mia mente devo solo proiettarla nel mondo reale. Da qui passo al digitale, lavoro con la mia Nikon D700, ho anche una splendida Mamiya che mi venne regalata a un compleanno di inattesa neve marzolina, e diverse istantanee che mi affascinano molto. Tra l’idea e lo scatto c’è un processo di progettazione in cui avviene la scelta dei materiali, delle forme, dei colori, degli oggetti, e della composizione, come nel caso della fotografia della donna schiacciata dal sasso (nello specifico devo ringraziare la manualità di Anna Cosulich che ha costruito con la carta un magnifico sasso del tutto simile al vero).
Il lavoro inizia quindi molto prima e finisce dopo lo scatto, per questo non vedo la fotografia come una pratica o uno strumento esterno a me: è parte del processo creativo che è un tutt’uno con il mio pensiero.
- Le tue foto, in particolare gli still life, sono definiti da un minimalismo pulito e asciutto, molto concettuale, che si lega al vivere quotidiano contemporaneo…vorresti dirci che valore hanno, per te, gli oggetti quotidiani, come anche il cibo?
Trovo molto stimolante interpretare l’immobilità degli oggetti e stravolgerne talvolta la loro natura. Cogliere l’oggetto mentre sogna, mentre è in uno stato di trance, in bilico tra il reale e l’immaginato. Quando parliamo con qualcuno c’è sempre una consistente percentuale di linguaggio non verbale attraverso il quale scambiamo informazioni. Cosi è per gli oggetti. Messi in relazione con noi, hanno molto da dire proprio quando non interpretano il loro consueto ‘modo di fare’ o di ‘non fare’. In questo modo non si guarda all’oggetto come a qualcosa di inanimato bensì , rinominato. In quella pausa di incertezza tra l’ovvio e i potenziale incontro la loro massima espressione.
Le ispirazioni
- Importantissimo, fondamentale, il rapporto tra io e l’oggetto. L’uno diventa l’altro e viceversa. Potresti spiegarci questa forte interazione vista dai tuoi occhi?
Ho una forte capacità di immedesimazione e questo mi aiuta a scoprire nuovi canali di interazione. Soffro molto le imposizioni, la prepotenza, l’ingiustizia e anche se sono concetti molto forti e sembrano essere lontani dalle condizioni di presenza/esistenza di un oggetto inanimato, in un certo senso mi sembra di interpretare l’insofferenza di queste piccole cose che ornano le nostre case, i nostri luoghi di vita, cosi cerco di reinventarli per dargli un’altra chance, per liberarli dalla condizione obbligata in cui li teniamo, dargli nuova voce e dignità.
- Molti scatti, al di là del messaggio e del concetto, sembrano piccole opere di design. Come nasce l’interesse nella tua fotografia per il design?
In modo del tutto istintuale. Il bianco, le forme semplici e pulite, mi calmano e creano la condizione necessaria per comporre. Il minimalismo è alla radice del mio fare: è la conversione del mio pensiero selvatico in voce sociale.
Le stanze e i gesti
- Mood iper-moderni, racconti racchiusi in quelle che tu, voce narrante, definisci “stanze”. Stanze artistiche, dimensioni del pensiero e del messaggio…vorremmo saperne di più.
Le stanze sono spazi contenitivi, uterini, luoghi in cui possiamo essere al sicuro e al contempo essere tenuti in ostaggio dalle nostre paure. Talvolta sono serre umide in cui l’erba guasta prolifica e brucia ossigeno . Sono luoghi in cui mettere in scena le proprie ossessioni, le proprie miserie, luoghi di insonnia, di attesa… ma anche di delicata introspezione.
Quando conosci il dolore fisico e la privazione del sonno, conosci spazi che non sono accessibili nel tempo comune di una giornata. E, se capita di tornarvi spesso, finisci per farci, non dico una casa, ma almeno una stanza.
- Le stanze, camere a sussurro, dimensioni di sussegui menti letterari, e giochi di numeri. Hanno un significato particolare per te?
La simbologia mi ha sempre affascinata, il simbolo collega il visibile con l’invisibile è quindi una porta di accesso a infinite possibilità, è importante per me restare in contatto con l’intangibile, sia fuori che dentro di me .
- I gesti sono molto significativi nelle tue opere: l’apertura di un giornale, reggere il cielo stellato, stringere un pesce tra le mani o una sigaretta tra le dita. Nulla di casuale, cosa ci dici a riguardo?
Molti dei miei lavori derivano da immagini che ‘vedo’ durante falsi risvegli o nella fase prima di addormentarmi. In passato, soffrendo di forti attacchi di emicrania, accompagnati da disturbi che modificavano la mia percezione visiva in diversi modi, avevo accesso a percezioni non comuni. Attraverso questa esperienza ho appreso e accettato che qualcosa per me esisteva, ed era significante dal momento in cui la vedevo. Qualunque fosse la dimensione in cui essa esisteva non aveva importanza , fossi stata anche l’unica a percepirlo in quel modo: aveva un effetto e lasciava quindi una memoria.
Durante queste ‘allucinazione lillipuziane’, certi gesti comuni diventavano gesti da rivalutare e da re-impostare. Mi attrae molto tutto quello che è il linguaggio al di fuori di quello che comunemente utilizziamo per scambiarci informazioni. Nei particolari vedo grandi significati da non trascurare mai, comunicare attraverso le metafore rende più’ accessibili i significati profondi e risveglia l’ empatia.
La fotografa emergente Emanuela Bava. Il concept
- Il mito si intreccia in questi scatti con la modernità e con l’essenziale. Che significato e che posto occupa nel tuo messaggio?
L’ importanza delle origini, dei significati, del racconto non solo come intrattenimento, ma inteso anche come memoria storica o mezzo per raggiungere principi importanti . Il mito in sé lascia il dubbio sulla sua vera natura. La narrazione può essere falsa come vera, cosi il racconto mette in relazione l’immaginario con il vissuto, si crea un coinvolgimento emotivo. Questo produce energia e può innescare un meccanismo passivo o attivo di cura e guarigione o favorire un processo di evoluzione personale.
Nei miti si trova un luogo sacro in cui l’uomo può relazionarsi con Dio, essere messo alla prova, rinnegato o salvato. L’immagine può essere essa stessa quel “Luogo – Non luogo” in cui soffermarsi .
- Fantasia e capacità di raccontare si fondono con sapienti influenze culturali, musica, oriente. Cosa, nel modo contemporaneo, influenza di più il tuo lavoro e le tue modalità espressive?
La natura in tutte le sue declinazioni ha una forte influenza sui miei lavori, la ricerca e l’evoluzione personale è carburante fondamentale ed inestinguibile. Sono molto aperta alle contaminazioni, quello del “creare” è un processo aperto, di continua fermentazione. Più sono gli elementi che entrano in contatto tra loro tanto più alto e vario è il numero di reazioni possibili.
La scrittura
- La letteratura, lo scrivere, sono parte integrante dell’opera. Un grande amore, anche questo, da creativa completa. Ce ne parli?
Attraverso la scrittura riesco a far defluire facilmente i contenuti più’ significativi del mio percepire/mi . Per me le contaminazioni letterarie, cosi come la simbologia, sono fondamentali quanto il famoso fulmine per il Dottor Frankenstein: sono la scintilla che fa partire il sistema circolatorio dell’opera.
- Spiritualità ed energia, dimensioni dell’essere umano da tempi immemorabili. Con te entrano in una nuova dimensione. Cosa pensi a riguardo?
Culturalmente siamo vittime di un forte sradicamento spirituale, ma sono anche convinta che la spiritualità trovi facilmente innesti nelle ‘cose’ del vivere comune e lì vada ricercata. Poiché non penso sia strettamente legata a una religione piuttosto che a un’altra . Credo che l’energia venga messa in moto in vari modi e l’atto creativo sia uno degli inneschi più’ efficaci; il concetto di sincronicità, di inconscio collettivo sono audaci spunti di riflessione e ispirazione.
Mi piace parlare di riti, piante ed energie dei minerali facendolo però con un estetica asciutta, a tratti fredda quasi chirurgica. I contrasti a volte esaltano i concetti e ci liberano dalla retorica. La fotografia per me agisce in modo diametralmente opposto a quello che comunemente si pensa. La fotografia in certo senso mi aiuta a dimenticare.
La fotografa emergente Emanuela Bava. Progetti e lavori
- Progetti futuri?
Sto lavorando per organizzare una personale, il lavoro è consistente, sono in pieno divenire.
Nell’attesa di questa ricca e interessante personale, possiamo dare un’occhiata alle opere della fotografa emergente Emanuela Bava nella sua galleria on line, oltre che sui profili facebook e Instagram, dove scatti e immagini circolano veloci, ma non abbastanza da non cogliere la densa profondità dei suoi concetti e ciò che Emanuela vuole comunicare, lasciar aprire, come toccare finestre nascoste e inaspettate, in ognuno di noi, che si aprono. Siete pronti per lasciare che tutto ciò accada in voi?