Jago. Scultore, musicista, compositore e videomaker. Un ragazzo non meno che eclettico, con un bisogno inesauribile di arte e di esprimersi in questa dimensione. Possiamo dire, lo fa egregiamente, con risultati eccezionali, e il concretizzarsi della sua speciale visione. Ci soffermeremo, soprattutto sulla sua scultura, un mondo fenomenico vivo a tutti gli effetti, l’impronta che lo caratterizza e ne fa un’artista con una tecnica e una modalità di espressione ben precisa.
Una vita per la scultura
Il nostro ragazzo di Frosinone, Jago, ovvero Jacopo Cardillo. Nasce in questa città nel 1987, ivi frequenta liceo artistico e accademia di belle arti. Un percorso lineare che apre con decisione la sua vita all’arte. Partecipa nel 2011 alla 54esima edizione Biennale di Venezia, Padiglione Italia. Nello stesso anno ha luogo la sua prima personale presentata da Vittorio Sgarbi presso il Museo della Valle del Liri a Sora.
Realizza, nel 2012 un busto marmoreo del papa Benedetto XVI, per il quale riceve la Medaglia pontificia. Inutile dire che sono numerosi i premi vinti da Jago tra il 2013 il 2017, e numerose le partecipazioni a mostre collettive e personali. Tanti i riconoscimenti e gli eventi in programma, relativi alla sua arte, la scultura, sono in progress per i tempi futuri. Una vita votata ad esprimere una visione attraverso il suo talento, accompagnato da tanta disciplina.
Dentro le opere di Jago
La sua notevole e lodevole abilità nella scultura si traduce in forme che ci riguardano molto da vicino. Forme ironiche, metaforiche, talvolta amare nel loro umorismo o spietato cinismo di denuncia. Sono riflessioni sull’umano, sull’uomo calato nella società odierna, le emozioni variegate della contemporaneità…le sfumature che ogni uomo diluisce in sé stesso, nel suo rapporto fisico e materiale col corpo, la pelle, imprescindibile dall’interiorità.
Sassi di fiume, marmo, ferro, legno. Gesso, silicone, lexan. I materiali divengono strumenti per trasmettere messaggi importanti.
Sbucciare e sfogliare l’uomo, modellarlo, attraverso parti del suo corpo, è il più importante oggetto e scopo di ricerca. Di cui la scultura si fa portavoce. Gli organi interni del corpo umano e quelli del pensiero, tradotti in metafore, che spiegano cosa siamo, dentro e fuori. L’uomo nelle sue infinite potenzialità nei suoi limiti , brutture, sbandierate con arguzia, scolpite nel marmo per sempre. Anfratti, cavità della nostra anima che spiccano sulla pietra. E’ un pensiero creativo, attuale, reale, filosofico, che ci pone di fronte a noi stessi e il mondo in cui viviamo…il nostro piccolo mondo personale, fatto di vanità illusioni, e quello più immenso del tutto…e di tutti. L’uomo e l’umano sono decisamente la cento di questa visione, e quest’arte.
La tecnica per l’arte viva
Una tecnica particolare per la scultura che ha radici antiche nel mondo dell’arte, ma che Jago ha fatto sua , rendendola attuale, e compiendo quello che sembra un prodigio: il marmo, la pietra sono modellati al punto da sembrare morbidi e caldi. E così ci stupisce, ci lascia esterrefatti, ci induce alla riflessione…tocca ogni corda. Ci sentiamo come una delle sue sculture piegate modellate, aperte messe a nudo. Un continuo lavoro e allenamento sulla percezione e i sensi. Un dialogo con la materia, dalla materia all’uomo, e tutte le sue evoluzioni.
Nei disegni predilige la penna su carta. Bambini di colore, emaciati, uno sguardo sull’altra faccia del mondo, impietoso e nudamente reale. Ritratti di uomini e donne, alcuni evanescenti (la madre, Laura). Corpi nudi, meditativi, pensosi, ognuno al suo posto nella sua galleria online.
Così la sua visione non ci abbandona, non ci potrà lasciare indifferenti. Ci porta con sé. E le sue opere con noi. Come una scia dell’uomo fin dal remoto passato. La scultura ha l’enorme potere, di ricondurci e congiungerci con le nostre antiche origini, le origini della civiltà. Il mondo antico da cui veniamo. Ma cosa ne abbiamo imparato? Il classico, intriso di tecnologia moderna, ci insegna cose nuove. Attraverso mani d’artista.
Dal 24 Aprile 2017 al 14 Luglio 2017 si tiene la sua mostra Apparato Circolatorio a Milano, negli spazi della storica Galleria Montrasio Arte a cura di Adelaide Santambrogio e Marco Tonelli.