Progetti moda sostenibile: dal luxury ai brand emergenti italiani

Dal mondo del lusso fino ai marchi emergenti; ogni giorno spuntano -per fortuna- sempre più progetti moda sostenibile, dando il via ad iniziative che sposano con successo i principi di economia circolare.

Negli ultimi tempi si è assistiti ad un’ondata notevole di proposte eco friendly. Basti pensare alle ultimissime news su Giorgio Armani, che ha deciso di investire su un progetto chiamato Apulia Regenerative Cotton Project; grazie al quale la Puglia diventerà a tutti gli effetti “terreno fertile” per la coltivazione di cotone attraverso pratiche rigenerative.

L’obiettivo del progetto è produrre una materia prima a ridotto impatto ambientale, migliorando contemporaneamente la diversità del paesaggio, la fertilità del suolo, il risparmio idrico e i servizi ecosistemici legati alla biodiversità. Giorgio Armani ha sottolineato l’importanza della materia prima nella moda e ha riconosciuto l’impatto significativo dell’industria tessile sull’ambiente. Il suo impegno è quello di promuovere un cambiamento positivo nel settore partecipando attivamente allo sviluppo del cotone rigenerativo agroforestale in Italia. Armani ha affermato che la moda rigenerativa sta finalmente diventando una realtà tangibile.

L’iniziativa, frutto della collaborazione con la Fashion Task Force della Sustainable Markets Initiative presieduta da Federico Marchetti, fondatore di Yoox, e con la Circular Bioeconomy Alliance, sarà coordinato dall’Istituto Forestale Europeo insieme al Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e per l’analisi dell’Economia Agraria (Crea) e da Pretaterra, organizzazione specializzata nella realizzazione di progetti rigenerativi.

«Nella moda tutto parte dalla materia: il mio design nasce dalla scelta dei tessuti. Ed è stato attraverso la sperimentazione e l’uso di tessuti non tradizionali che ho rivoluzionato la moda. Ma l’industria tessile è una delle attività produttive di maggiore impatto sul pianeta: un problema che non può essere trascurato»

-Giorgio Armani-

Continuiamo il nostro viaggio recandoci in UK. Cos’hanno in comune l’Inghilterra e le banane? Ma ovviamente Stella McCartney e la sua borsa fatta con piante di banano. Il materiale in questione si chiama appunto Bananatex ed è prodotto da piante di banana Abacá coltivate naturalmente nelle Filippine. Peculiarità di questa specie sono l’autosufficienza e l’abbondanza: non richiedono pesticidi per la coltivazione e sono di facile rigenerazione.

stella mccartney

Ne deriva un tessuto di alta qualità simile al cotone: vegano, naturale, resistente, impermeabile, circolare e privo di plastica. Il materiale inoltre può essere trasformato nuovamente in polpa e quindi in carta, potendo poi diventare di nuovo un filato.

La tote bag Stella McCartney pensata per la prossima stagione, è stata tessuta utilizzando filo di poliestere riciclato post-consumo. La borsa in Bananatex ha impresso all-over il motivo toile De Jouy Fungi Forest, lanciato dal brand nel 2022.

«Un progetto open-source, Bananatex è un’alternativa veramente circolare e positiva per la natura ai materiali sintetici e alle alternative alla pelle animale. È completamente biodegradabile alla fine della sua vita»

-Stella McCartney-

Passiamo al chiacchierato marchio Atelier Jolie di Angelina Jolie. Anche se embrionale, ha già in attivo collaborazioni e featuring con case di moda. Più che un brand emergente è un collettivo creativo, un incubatore di creatività e artigianalità basato sull’upcycling, sul riciclo e sul rispetto per la natura e per chi lavora dietro alla realizzazione di un capo.

«Riuniremo una squadra diversificata, con apprendistati per rifugiati e altri gruppi di talento e sottovalutati, con posizioni di dignità basate sull’abilità. E mentre lavoriamo con artigiani e creatori globali, speriamo di aiutare a condividere la ricchezza del loro patrimonio culturale e sostenere lo sviluppo delle loro attività»

-Angelina Jolie-

chloè

Recentemente è trapelata la notizia della capsule collection Chloé x Atelier Jolie. Incontro speciale tra le due menti creative Gabriela Hearst e Angelina Jolie, che ha come obiettivo la “nascita” di capi unici e assolutamente sostenibili. Linee fluide con elementi tattili, femminili, sinuosi: un’estetica timeless pura e raffinata.

Il ricavato di questa collaborazione sarà devoluto nella creazione di apprendistati per sarti e artigiani presso l’Atelier Jolie. Non ci tocca che attendere!

Progetti moda sostenibile: 3 brand emergenti made in Italy

Arriviamo alle 3 proposte di giovani designer; ai brand made in Italy del futuro attenti al concetto di ambiente, sostenibilità e upcycling.

Dadamax un brand che parla di amore, di unicità e di giacche. La giacca, capo eterno e solido, diventa tela da esplorare, decorare, ritagliare, assemblare. Dadamax rielabora un concetto fisso donandogli fluire e divenire. I ricami raccontano libertà e gioia, profumi e legami. Quei legami che sembrano espressi dai lunghi fili di cotone che non cedono a staccarsi dai capi, bensì decidono di restare.

progetti moda sostenibile dadamax
dadamax @altaroma
progetti moda sostenibile dadamax
dadamax @altaroma
progetti moda sostenibile dadamax
credits: dadamax @revibe

Un marchio nato nel 2016. Apprezzato e indossato da moltissimi artisti come Levante, i Negramaro, Ghali e molti altri. La creatrice del brand racconta di come ha iniziato a customizzare blazer vintage:

«Nel 2012 ho perso mio padre e ho tenuto gran parte del suo guardaroba. Lui vestiva in maniera elegante, aveva tanti completi che ho deciso di tenere e rielaborare, per indossarli. Li stringevo, personalizzavo e poi li mettevo per uscire. Molto spesso alle persone piacevano e mi chiedevano dove li avessi presi!»

– da Concetta Magazine-

Si chiama Catheclisma, è innovativo, sostenibile ed ha preso vita durante la pandemia. Il progetto fondato da Caterina Grieco, nasce con l’esigenza di realizzare capi su misura con un attenzione verso la salute del pianeta. I tessuti utilizzati sono recuperati da rimanenze o fine serie di aziende che altrimenti li avrebbero gettati via.

Una collezione contenuta nel numero di capi, ma sicuramente non nello splendore. Un romanticismo contemporaneo espresso nelle maniche a sbuffo degli abiti e nelle gonne voluminose dai toni eterei. Vestiti in cotone e lino con sprazzi di righe stampate. I giochi di intrecci nei top e nelle scollature evocano una maliziosa sensualità, così come gli abiti e le bluse in organza, trasparenti e delicati.

progetti moda sostenibile catheclisma
catheclisma
progetti moda sostenibile
catheclisma
catheclisma

Abiti, maxigonne, top e shorts. Capi unici e ovviamente limitati, realizzati a mano, con amore da sarti esperti. Nessun tessuto sprecato, buttato o dimenticato, ogni dettaglio legato al brand è pensato in favore della sostenibilità.

Terminiamo in bellezza con Vernisse, brand nato nel 2019 dall’idea di Eugenia Penta e Francesca Filipo che ha come protagonisti i tessuti pregiati. Le sete antiche e preziose rivivono intensamente grazie al connubio speciale tra creatività e mani sapienti. Tra i progetti moda sostenibile che oltre a proporre abiti realizzati con stoffe d’archivio, utilizza anche gli accessori come passamanerie, ricami e bottoni antichi.

vernisse
vernisse
vernisse
progetti moda sostenibile vernisse
vernisse

La collezione, esclusivamente realizzata a mano in Italia, è composta da silhouette affusolate, forme sinuose e drappeggi. Ogni abito racconta di un’eleganza disinvolta con piacevoli sfumature retrò. I pattern floreali e le camicie anni ’70 si alternano a sete jaquard e degradè e il punto vita è spesso accentuato da morbide fusciacche e cut out a mo’ di oblò che enfatizzano la femminilità delle curve. Un esempio lampante di come grazia, delicatezza, sostenibilità e un pizzico di storia possano coesistere in un unico brand.

Una seconda possibilità. Tutti se la meritano, anche gli abiti.

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